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Prashanta Samskara

Il recente seminario invernale tenuto dal Maestro Marco Ferrini dal 27 dicembre 2022 al 3 gennaio 2023 ha avuto come tema i Samskara, i sacramenti che scandiscono i passaggi più significativi della vita e offrono la condizione al jiva, l’anima incarnata, di risvegliare la capacità di discernimento, evitando che si distragga dalla preziosità della forma umana.
In questi ultimi tre anni il Maestro ci ha richiamati a lavorare per una condotta retta (sadachara) e si è espresso recentemente nei termini ‘condotta ineccepibile’ non lasciando dubbi sulla direzione, per spiegare che solo con questo standard di comportamento è possibile trasformare la crisi sociale in corso in una opportunità evolutiva.
A tale scopo, conoscere il valore dei sacramenti della tradizione indovedica, ha la funzione determinante di rivedere, reinterpretare passaggi cruciali delle nostre vite.
La retta condotta non può essere infatti sostenuta esclusivamente dalla conoscenza intellettuale e dal convincimento anche emozionale che operare il bene, agire nel Dharma, sia quanto di meglio possiamo scegliere a beneficio nostro e della società. Ci sono tendenze, che operano spesso a livello inconscio, che producono una reiterazione di comportamenti ostacolanti che passano, purtroppo molto velocemente e frequentemente, attraverso una porta che si chiama ‘DISTRAZIONE’. Non appena ci lasciamo distrarre dall’obiettivo di seguire e applicare l’insegnamento che riconosciamo prezioso, si riattivano circuiti chiusi di pensiero automatico, meccanico, ripetitivo che superano la forza delle nostre migliori intenzioni, soprattutto quando queste sono in stato di delicato germoglio e hanno bisogno per crescere di attenzioni e cure.
I Samskara, nell’accezione di riti e sacramenti, rinvigoriscono la funzione del libero arbitrio creando una condizione altamente propizia per la nostra attenzione, al fine di operare un lavoro di qualità su di sé.
Il tema è talmente ampio e ricco di riferimenti e racconti tratti dalla letteratura, che verrà trattato dal Maestro durante tutto l’anno nelle dodici dirette che scandiranno gli incontri mensili di approfondimento.
Nell’introduzione alla trattazione dei Samskara, il Maestro ha richiesto di fare attenzione a questo termine perché può esprimere, a seconda del contesto in cui viene usato, una semantica opposta. Nella lingua sanscrita Sam significa ‘insieme’ ma anche ‘completo’ e kara ‘fare’. Le esperienze producono sempre samskara ovvero impressioni che si depositano negli stati profondi della nostra coscienza e generano reiterazioni che compongono la base complessa del nostro agire inconscio. Più frequentemente leggiamo o sentiamo parlare, nelle materie che seguiamo al Centro Studi Bhaktivedanta, di samskara ‘negatvi’ ovvero grumi condizionanti, quelli che Freud chiama i ‘complessi’ e che hanno una funzione parassitaria a causa della loro caratteristica di utilizzare le energie dell’essere incarnato e disperderle nei meandri dei comportamenti meccanici. Ma esistono anche samskara ‘positivi’ proprio per la qualità di formare memorie buone, atte a sostenere il cammino evolutivo del ricercatore spirituale. Ce lo insegna anche il saggio Patanjali, col suo stile essenziale, nel decimo verso del Vibhuti Pada, il terzo dei tre capitoli degli Yoga Sutra dedicato alla descrizione delle risorse interne a disposizione del sadhaka, il praticante.

tasya prasanta vahita samskarat (Y.S. 3.10)

Prashanta è la serenità ed è uno stato che si verifica quando i sensi smettono di pretendere, di elencare bisogni. Nel commento a questo sutra, il Maestro Marco Ferrini spiega che vahita, ‘flusso’, si riferisce al flusso di vritti (pensieri) che provengono da questi samskara e che producono prashanta ovvero profonda pace.
Quando questi samskara positivi sono all’opera, l’energia non è più dispersa dallo scorrere incessante del pensiero associativo ma è liberata e genera uno stato di pace e tranquillità.
I dodici Samskara che studieremo quest’anno sono riti di passaggio, isole di pace, che rendono accessibile il collegamento con la dimensione spirituale dell’esistenza. Non abbiamo confidenza con il rito, non fa parte della nostra cultura, dove anche aspetti evidentemente preziosi dell’esistenza vengono appiattiti, depauperati. Si tratta di una perdita ingente e invisibile con risvolti su tutti i piani, culturale, ambientale, sociale.
Ripartiamo quindi dall’ascolto (shravanam), la prima delle nove attività devozionali, ripercorrendo e visualizzando scenari di vita diversi, appartenenti ad un tempo antico, attraverso lo studio delle scritture sacre, ricche di racconti che possono ispirarci grandemente, allargando la cornice di senso entro la quale interpretiamo il nostro vivere.
Imparare a prendersi propriamente cura di sé e di tutte le creature è considerato un volano per raggiungere la liberazione.
Come spiega Shrila Prabhupada nel commento a BG 5.25:

“Chi si preoccupa soltanto del benessere fisico delle persone non può veramente aiutare nessuno, perché un sollievo temporaneo del corpo e della mente rimarrà sempre insoddisfacente. Le difficoltà che incontriamo nella dura lotta per l’esistenza vanno ricercate nell’oblio della nostra relazione col Signore; riscoprendo questa relazione arriveremo alla vera libertà, anche se ancora rinchiusi in questo corpo”.
Tiziana Palmieri

Per chi desidera approfondire queste tematiche:

 

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