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Porta l’Amore nella tua vita

Come portare Amore nella nostra vita? Attraverso lo yoga. Lo yoga infatti ricollega a sé stessi ed è nel sé che si trova l’Amore.
C’è un celebre passo della Brihadaranyaka Upanishad che riporta il dialogo tra Maitreyi e Yajnavalkya, marito e moglie. Lui sta per ritirarsi nella foresta a meditare, forse per sempre, e lei gli chiede, prima del distacco definitivo, di rivelarle il segreto dell’immortalità. Lui le risponde così: “Non a causa dell’amore per il marito è caro il marito, ma a causa dell’amore per il sé è caro il marito. Non a causa dell’amore per la moglie è cara la moglie, ma a causa dell’amore per il sé è cara la moglie. Non a causa dell’amore per i figli son cari i figli, ma a causa dell’amore per il sé (…). È il sé dunque che bisogna guardare e sentire, è al sé che bisogna pensare e rivolgere la propria attenzione. O Maitreyi, soltanto guardando, ascoltando, considerando, conoscendo il sé si conosce tutto questo universo”.
Il messaggio di questo antichissimo testo dello yoga è chiaro: per poter amare davvero qualcuno si deve prima aver trovato sé stessi, essere entrati nel proprio centro e dimorare in esso.
Questo centro non è un posto di miseria, di paura, di freddo. È al contrario un posto ospitale, accogliente. È il luogo del tepore, dello splendore, della pace gioiosa, dove si celebra la festa della vita, dove sorge la vista interiore (darshana), la capacità di vedere oltre le apparenze.
Poi, una volta che ci si è centrati, che si abita stabilmente il proprio centro, si può andare alla ricerca del centro degli altri e far incontrare questi due centri. Questo incontro è ciò che si chiama Amore.
Ciascuno di noi, racconta sempre la Brihadaranyaka Upanishad, è un essere completo in sé. Questa completezza va però realizzata. A differenza di quanto si pensa ordinariamente, l’Amore vero nasce dall’incontro di due completi, non di due metà.
Ma come si realizza, allora, la completezza del sé? Attraverso lo yoga. Servono tempo, energia, risorse. Serve una disciplina. Non si realizza sé stessi, non si trova l’Amore senza disciplina. Lo yoga è disciplina: asana, pranayama e prima ancora yama e niyama, l’etica dell’essere e dell’agire.
La disciplina serve a renderci contenitori degni, capienti. C’è un gran lavoro da fare sul cuore che non è pronto, non è disponibile subito, che fa l’altezzoso, che si volta dall’altra parte, che, pur desiderandolo immensamente, rifiuta l’Amore. Che lo distorce in senso narcisistico, riducendolo a godimento e possesso, con tutte le dolorose instabilità che ciò comporta. 
Nel Bhakti Yoga, la tradizione a cui ho dedicato la vita, oltre alla disciplina c’è un altro formidabile strumento per far divampare nel cuore l’Amore, ed è la relazione, l’incontro, lo scambio con persone che lo hanno già realizzato. “Tu sei sempre gioioso perché hai realizzato la felicità dell’Amore. Io al contrario sono molto triste perciò vengo da te”. Recita così una strofa di una lauda di Narottama Dasa Thakura, un acarya (maestro) della nostra tradizione. Un cuore che arde d’Amore infatti accende i cuori degli altri, per contatto, per contagio.
In questo modo dunque si porta l’Amore nella nostra vita: attraverso una sadhana (disciplina) rigorosa e costante in grado di rimetterci in contatto con il nostro centro e attraverso l’amicizia, la frequentazione, con persone che conoscono l’arte di Amare.
Poi dipende che tipo di amore si cerca. Se si cercano delle contraffazioni o se si cerca l’Originale. Io qui mi sto riferendo alla forma più elevata di Amore, quella che sola può trarre il pellegrino fuori dal pelago “che non lasciò già mai persona viva”, citando Dante o, se si preferisce, liberare il prigioniero dalla buia caverna del mito di Platone.
È una forma di Amore, questa, che ricomprende e potenzia tutte le altre. Quando noi siamo colmi di questo Amore lo irradiamo intorno a noi come un pezzo di metallo incandescente irradia luce e calore. E questo luminoso calore è indirizzato a chiunque, non solo agli amici, alle amiche, non solo ai simpatici, ma anche agli antipatici, ai cattivi, ai rabbiosi, ai violenti. Non solo agli esseri in forma umana, ma anche agli animali, alle piante, a tutto ciò che esiste, con forma o senza forma, visibile o non visibile.
È un Amore, questo, che fa intravedere, dietro le apparenti differenze, l’essenza che accomuna tutti gli esseri, quell’anima che collega tutti i viventi al Paramatma, all’Anima suprema, alla Fonte della vita.
L’Amore o è per tutti o non è: anche questo è un principio che va realizzato.
La perfezione dello yoga sta proprio qui: dopo averlo trovato in sé, portare l’Amore nelle vite degli altri.
È il viaggio più bello che si possa fare. Ed è ancora migliore se fatto con gli altri, condividendo successi ed insuccessi, alla ricerca della perfezione.


Marco Ferrini
Guida spirituale, filosofo e fondatore del Centro Studi Bhaktivedanta, Università Popolare degli Studi Indovedici.
Autore di libri e di una vasta produzione di audiovisivi, ha tenuto oltre 3000 seminari ed eventi formativi.
Dal 1976 studia, pratica e insegna la filosofia, psicologia e spiritualità della tradizione BhaktiVedantica, nel contesto del sapere millenario dei Veda, riconosciuto dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
Ripropone questi insegnamenti in chiave attuale, nel dialogo tra Oriente e Occidente, tra contemporaneità e tradizione.
Nel 2012 è stato insignito dalla Dev Sanskriti University del titolo accademico Honoris Causa di Ph.D. Doctor in Philosophy.
Il Presidente dell'India e il Rettore dell'Università gli hanno conferito la medaglia d'oro e l'attestato onorifico: "in riconoscimento del suo contributo alla divulgazione nel mondo della conoscenza vedica e per essere fulgido esempio di vita interamente dedicata all'autentico spirito dei Veda, per il miglioramento e il benessere dell'umanità".

 

 ARTICOLO DI MARCO FERRINI PUBBLICATO SULLA RIVISTA VIVERE LO YOGA n° 80,  APRILE-MAGGIO 2018

 

 

 

 

 

 

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