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La storia di A.C. «Io, pluri ergastolano, vi racconto come ho ricominciato a vivere»

Ricominciare si può, sempre, da qualunque stadio si parta.
Ne è esempio A.C., 54 anni, due ergastoli e 26 anni di carcere già scontati, che sabato 25 gennaio, è stato ospite dell’Università Popolare degli Studi Indovedici del Centro Studi Bhaktivedanta, nell’ambito di un seminario formativo a sedi riunite della Scuola di Counseling.
Un’occasione di formazione importante per gli aspiranti counselor, che si stanno preparando ad eccellere nella relazione di aiuto, supportando gli altri nel processo di trasformazione interiore.
A intervistare il detenuto è stato Marco Ferrini, fondatore e presidente C.S.B. – Uni.P.S.I., con il quale A.C. tiene una corrispondenza da dodici anni, considerandolo sua guida spirituale, e che ha incontrato ieri per la prima volta.
«Quando nel 2009, dal carcere, ho saputo che mio fratello era stato ucciso, fu come se lo avessi ammazzato io. In quel momento mi sono rivisto nelle dinamiche sanguinose da cui il carcere a 29 anni mi aveva tratto fuori e ho capito sempre più profondamente cos’è il male»
È stata la testimonianza di A.C., che a dodici anni aveva già sperimentato la droga, a sedici era il capo della banda di spacciatori e rapinatori di Quarto Oggiaro, quartiere della periferia di Milano, e a venti era diventato un assassino.

LE TAPPE DI UNA CONVERSIONE
Nel ripercorrere la storia della sua conversione, A.C., che da qualche anno gode di permessi per portare la sua testimonianza dove viene richiesta, specialmente ai ragazzi nelle scuole, ha individuato alcune tappe fondamentali:
• l’isolamento carcerario che lo ha rimesso in contatto con se stesso;
• lo studio con il diploma da ragioniere ottenuto e il recupero della propria autostima;
• il progetto Sicomoro del penitenziario di Opera che ha favorito l’incontro tra sette ergastolani e i parenti delle vittime;
• ma soprattutto il risveglio in sé della fede in Dio e l’intrapresa di un percorso spirituale sotto la guida di un maestro che lo sta portando via via sempre di più a realizzare ed elaborare il senso di un vissuto così tragico, a sperimentare il pentimento vero, a ritrovare il proprio valore intrinseco e a mettere a fuoco come poter riabilitare se stesso nel servizio agli altri.

RICOMINCIARE È SEMPRE POSSIBILE
«La personalità si può trasformare fino all’ultimo giorno della propria vita – ha assicurato Marco Ferrini –. La storia di A.C. dimostra che è possibile risollevarsi anche da un passato criminale, facendo i conti con i fantasmi della memoria, prendendo coscienza delle proprie responsabilità penali e civili e mettendosi a servizio degli altri».
«È meglio essere stati privati della propria libertà fisica – ha continuato Ferrini - e cercare di ricominciare a vivere un’esistenza autentica, che essere formalmente liberi ma in realtà imprigionati in condizionamenti e dipendenze che fanno vivere una vita di agi materiali ma vuota di senso, vuota di affetti veri, vuota di comprensioni profonde».
E se il male fatto non si cancella rimanendo un tarlo nella coscienza con cui fare i conti per il resto dell’esistenza (perdonare, perdonarsi, essere perdonati sono processi molto lunghi), il saper rinascere all’amore, alla bellezza, al servizio altruistico restituiscono una reale possibilità evolutiva per sé stessi e per gli altri.

UNA MISSIONE PER I COUNSELOR BHAKTIVEDANTA
Ieri mattina, alla Scuola di Counseling dell’Università Popolare degli Studi Indovedici si sono diplomati sei nuovi counselor che, insieme agli altri corsisti ancora in formazione, hanno accolto la testimonianza di A.C. e l’insegnamento offerto da Marco Ferrini comprendendo che in ogni essere umano c’è un immenso potenziale di bene e una grande capacità trasformativa: servono insegnamenti alti e modelli di vita coerenti a cui potersi riferire, che è la missione a cui, anch’essi, sono chiamati.

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