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La pratica delle virtù rende credibili

 

“La pratica delle virtù ci dà un’altra (e alta) credibilità, ci prendiamo più sul serio, non avremo paura, non saremo foglie al vento, non avremo bisogno di uno specchio per sapere chi siamo; ci specchieremo direttamente nello specchio dell’anima”. 

Marco Ferrini- seminario di agosto 2021-

 

Practice is the mother of perfection” ripeteva S.D.G. Bhaktivedanta Swami Shrila Prabhupada ai Suoi discepoli, proprio come oggi instancabilmente il nostro caro Maestro lo ripete a noi. 

 Non c’è seminario, webinar, dharsana che ci offre in cui non sottolinei l’indispensabilità di dare concretezza agli insegnamenti degli Shastra e dei grandi acarya vaishnava, attraverso la pratica costante (abhyasa) e il nostro esempio personale. Fare esperienza di questi insegnamenti, renderli vivi e vivaci in noi  rappresenta il segreto del successo spirituale, l’unico a cui valga la pena anelare.

Come Lui stesso insegna, una conoscenza teorica (jnana) che rimanga su di un piano meramente intellettualistico è di certo indispensabile ma non sufficiente per operare in noi il cambiamento; è necessario infatti che essa, radicandosi profondamente nel cuore e nella mente, si traduca in conoscenza realizzata, in consapevolezza profonda (vijnana).

Ed è esattamente questo lo spirito con cui Marco Ferrini, come spesso ci racconta, ha fondato il Centro Studi Bhaktivedanta 26 anni fa: una scuola di vita il cui scopo è accompagnare ognuno di noi in un processo di trasformazione interiore finalizzato a ritrovare il vero benessere e a riscoprirci persone migliori.

Da dove iniziare quindi?  

Dal porre al centro della nostra vita la pratica delle virtù, magistralmente descritte nel testo di studio “le 26 virtù del ricercatore spirituale”, che costituiscono proprio il lasciapassare per la felicità, la chiave d’accesso alla dimensione trascendente, quella abitata dall’anima, diversamente non raggiungibile.

Personalmente, sperimento con sempre maggior consapevolezza che l’appagamento autentico, quello che conferisce pienezza all’essere, e la forza interiore, vero motore del nostro agire, scaturiscono proprio dalla scelta costante e deliberata di nutrire le qualità dell’anima anziché assecondare i capricci dell’ego, dal rimanere con impegno e fede aderente al Dharma.

Seppur indubbiamente arduo e non sempre di felice riuscita, non baratterei questo mio intento con nient’altro, tanto è appagante di per sé il beneficio che percepisco: riuscire ad agire senza essere agiti dai nostri automatismi mentali, gioire nel cuore per la felicità altrui, non rimanere turbati più di tanto dalle reazioni sconvenienti degli altri, lasciare andare ogni aspettativa verso chicchessia sono conquiste che non hanno prezzo.

Praticare con impegno ed onestà la coerenza rafforza esponenzialmente la stima e la fiducia in sé stessi a tal punto che il messaggio da noi veicolato acquisisce credibilità, forza, vigore. Così il cuore, purificandosi pian piano, si sintonizza con sempre maggiore stabilità sulla frequenza dell’Amore e quel suo metaspazio, luogo dell’anima, diventa rifugio sicuro, porto salvifico a cui ancorarsi quando fuori c’è tempesta. 

Osservo e sperimento che praticare con fede le virtù produce una shakti speciale che irradia ed illumina non solo la mia coscienza, bensì anche quella dei miei interlocutori, seppur nella misura in cui la mente e il cuore di ciascuno siano predisposti ad accogliere.

Il nostro “essere bene” risuona inevitabilmente anche nell’altro che, proprio in virtù della sua natura ontologica, non può rimanere indifferente al richiamo dell’anima.  Il nostro esempio di vita, la nostra benevolenza consentono all’altro di riconnettersi alla propria matrice spirituale e di risvegliare quelle stesse qualità che spesso giacciono latenti, producendo effetti benefici che, seppur superficialmente non colti, a livello più profondo mai andranno perduti. 

Nella Bhagavad-gita Krishna afferma (XIII, 31) “Quando la persona intelligente cessa di vedere altrettante identità differenti quanti sono i corpi materiali e vede ovunque solo anime spirituali ottiene la visione del Brahman”. Fare nostra questa sublime visione ci consente di edificare relazioni davvero autentiche e, al tempo stesso, di sviluppare la virtù per eccellenza: la compassione (Karuna). Comprendere nel cuore che le persone, ed in primis noi stessi, spesso agiscono sotto la spinta dei propri condizionamenti ci permette infatti di accogliere e tollerare consapevolmente le loro e le nostre mancanze. Così facendo i conflitti si sciolgono, il cuore si pacifica, la mente si calma. 

Tutto questo non è magia, è Bhakti…. e, come dice spesso il nostro caro Maestro: “provare per credere”!

Pamela Dal Maso



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