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SCOPRIRE CHE DIO É PERSONA

Chi pratica sport estremi per provare la sensazione di “sentirsi vivo” e soddisfare un’illusoria idea di libertà, chi si immerge nelle profondissime acque dell’oceano alla scoperta di sempre più rare forme di fauna e di flora, chi fa il giro del mondo per indagare misteri e scoprire segreti di terre lontanissime, sempre alla ricerca di quell’appagamento interiore e di quell’insopprimibile bisogno di felicità, conoscenza e libertà a cui nessuno può sottrarsi.

Per quanto la persona, in un modo o nell’altro, si prodighi nel cercare fuori di sé la pienezza del proprio vivere, sente intimamente di non riuscire ad afferrare davvero quella felicità ideale a cui aspira, sente di non essere o non avere mai abbastanza, come se mancasse sempre qualcosa, un tassello importante del puzzle.

Tutti anelano alla felicità, ripete spesso il nostro caro Maestro, ma nella maggior parte dei casi le persone la cercano nella direzione sbagliata, inconsapevoli che il vero appagamento e la vera conoscenza, che conferiscono pienezza all’essere, non vanno ricercate all’esterno, nel mondo cangiante e mutevole delle cose, bensì all’interno di noi stessi, in quel metaspazio del cuore che i Testi della tradizione indovedica definiscono la sede dell’anima, dove possiamo fare l’autentica conoscenza di noi stessi e di Dio.

E’ questo il viaggio rivoluzionario che il Maestro Marco Ferrini ci incoraggia instancabilmente ad intraprendere: ritornare all’essenza, al centro, al cuore di noi stessi dove regnano accoglienza, pace e ristoro.

Un viaggio affascinante compiendo il quale realizziamo, sempre più nitidamente, che la conoscenza autentica di sé, sorgente di vera felicità, non può prescindere dalla conoscenza di Dio: nella misura in cui diveniamo consapevoli della nostra essenza spirituale, parallelamente ed in quella stessa misura, facciamo la sensazionale scoperta di Dio.

Scoprire chi Egli è Persona, grazie al percorso che ho intrapreso presso il Centro Studi Bhaktivedanta, oggi Università Popolare degli Studi Indovedici, ha rivoluzionato completamente la mia concezione del Divino, fino ad allora percepito come una presenza lontana, un’entità astratta, con cui mai avrei immaginato di potere stabilire concretamente una relazione personale.

Le scuole vedantiche di matrice vaishnava, tra cui per raffinatezza di pensiero ed intensità di visione spicca la Gaudiya-Vaishnava di Caitanya Mahaprabhu, contemplano infatti l’aspetto personale del Brahman, dotato cioè di qualità e attributi propri di natura puramente spirituale (saguna e savishesha Brahaman), che possono essere investigati e conosciuti attraverso la testimonianza autorevole di un Mastro spirituale autentico e lo studio degli Shastra.

In questa visione, che sin da subito mi ha affascinato e rapito il cuore, l’anima individuale non si fonda nell’Anima Suprema, come invece proclamano le scuole impersonalistiche rendendo- se così fosse- impraticabile una relazione fra le due, bensì il sé individuale, pur essendo parte integrante del Sé Supremo, mantiene al contempo la propria identità in uno stato di comunione, relazione e scambio con Esso.

Con sempre maggior consapevolezza realizzo, seppur timidamente e a piccoli passi, che non vi è nulla di più concreto e reale che ristabilire la nostra eterna relazione d’amore con Dio: non un approccio formale, fatto di mera e spesso vuota ritualità, bensì un reciproco esserci vivo e vivace, che si sostanzia di emozioni, si colora di sentimenti e i cui effetti non tardano a manifestarsi dapprima nel cuore e poi all’esterno di noi, nella vita e nelle scelte che quotidianamente operiamo.

Osservo che la maggior parte delle persone con cui interagisco, ed io per prima fino a qualche anno fa, ha un’idea completamente distorta e travisata del concetto di spiritualità, che dire del concetto di Dio: i più ne hanno una concezione astratta, che nulla avrebbe a che fare con la quotidianità e con le cose “pratiche” della vita, ignorando che, invece, la realtà relativa su cui la maggior parte di esse fonda la propria esistenza è solo l’apparenza di una Realtà suprema ed assoluta, substrato e vero sostegno di tutte le cose e a cui ogni essere vivente ontologicamente appartiene.

Fare esperienza che la fede si può “imparare” è stata per me un’altra scoperta sensazionale che ha riempito il mio cuore di fiducia e di speranza, sviluppando la  certezza che nessuno è perduto e che ognuno di noi, se lo desidera sinceramente ed intensamente, può farsi recipiente idoneo per ricevere quella grazia divina indispensabile per cambiare la rotta della propria esistenza e diventare, come dice sempre il nostro caro Maestro, la migliore versione di sé stesso.

Pamela Dal Maso

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