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Le domande eterne dell'anima eterna - parte II

Numerosi ricercatori dell’attività letteraria di L.Tolstoj traggono dalle sue opere una tavolozza ricca e variopinta di concezioni filosofiche. Man mano che cambiava la sua visione del mondo, nel corso degli anni, gli scritti che uscivano dalla sua penna si riempivano di nuovi contenuti. Già nella trilogia “Infanzia, adolescenza, giovinezza” – la prima opera che gli portò fama letteraria – Lev Тоlstoj affronta uno dei fondamenti della filosofia vedica: i quesiti “sulla destinazione dell’uomo, sulla vita futura, sull’immortalità dell’anima”.

I Veda in tutta autorevolezza affermano che la nostra personalità presente si è formata in base alle nostre vite passate; tutte le esperienze precedenti, tutti i pensieri, le impressioni ricevute sono “registrati” nelle profondità dell’inconscio. A volte la memoria delle vite precedenti arriva alle porte della nostra esistenza presente: “All’improvviso ho sperimentato una sensazione particolare: ho rivissuto un episodio, una ripetizione di quello che mi era già successo: e anche in quell’occasione cadeva una pioggia leggera e il sole tramontava dietro le betulle” . Queste emozioni del giovane protagonista dell’opera autobiografica di Tolstoj, Nikolenka, sono un tipico esempio di deja vu – un sentimento di qualcosa di già vissuto provocato dall’esperienza delle vite passate. Ed ecco come Nikolenka giunge all’idea di reincarnazione: “Ecco la vita – e ho disegnato sulla lavagna una figura ovale. Dopo la vita l’anima trasmigra nell’Immortalità; ecco l’immortalità – e ho tracciato una linea da una parte della figura fino all’estremità della lavagna. E come mai dall’altro lato non c’è una linea simile? E’ vero, come può esserci immortalità da un lato solo? Sicuramente esistevamo prima di questa vita anche se ne abbiamo perduto il ricordo ”

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